L’osteopatia è una disciplina che, attraverso un approccio manuale, mira a favorire il corretto funzionamento delle strutture del nostro corpo e i processi biologici fondamentali per il mantenimento di un corretto stato di salute. Questi princìpi cardine della pratica osteopatica, enunciati per la prima volta nella seconda metà del 1800, possono essere oggi spiegati attraverso quello che attualmente nella medicina occidentale viene definito Modello Adattativo di Salute: secondo questo modello ciascun individuo è inserito in un contesto ambientale che varia continuamente inviando loro degli stimoli di varia natura, obbligandoli ad adattarsi per poter sopravvivere. L’individuo, e in particolare il suo sistema nervoso, recepisce questi stimoli e mette in atto delle risposte che, attraverso diverse vie, vanno a modificare il funzionamento del nostro corpo per permettergli di rimanere in equilibrio e in salute. Queste vie attraverso cui il nostro cervello mette in atto delle risposte adattative coinvolgono strutture muscolo-scheletriche, neurologiche-psicosociali e viscerali (cardiovascolari, respiratorie, digestive, …). Se queste vie funzionano correttamente allora si può parlare di adattamento efficace, altrimenti si entra in un contesto di maladattamento, che rappresenta il precursore della patologia. Sappiamo oggi che in presenza di maladattamento, di sovraccarico allostatico, si alterano i livelli di alcune molecole, come ormoni, neurotrasmettitori, citochine, le quali determinano degli effetti secondari, ossia alterazioni neurali, metaboliche, immunologiche, ma anche dei tessuti muscolo-scheletrici. Questi effetti secondari contribuiscono all’insorgenza, col tempo, delle patologie vere e proprie (malattie croniche muscoloscheletriche, cardiovascolari, metaboliche, autoimmuni, oncologiche, …).
Grazie a numerosi studi scientifici, oggi sappiamo che le capacità di adattamento e di auto-regolazione della persona possono essere quantificate obiettivamente attraverso la misurazione della variabilità della frequenza cardiaca, o Heart Rate Variability (HRV). Essa rappresenta una misura della capacità del cuore di variare la propria attività, grazie a una fine regolazione da parte del cervello: quanto più il cuore di una persona è in grado di modificare la propria attività in relazione agli stimoli che riceve, aumentando o riducendo la frequenza cardiaca, tanto più i meccanismi di auto-regolazione e di adattamento di quella persona sono efficaci. La correlazione tra capacità di adattamento e salute è confermata da molti studi scientifici, che mostrano come soggetti con bassi valori di HRV, e quindi con scarse capacità adattative, siano tendenzialmente più infiammati, più stressati e più esposti a patologie croniche. Questo avviene perché il corpo non riesce più a reagire efficacemente agli stimoli ambientali dannosi, siano essi fisici (come infiammazioni, infezioni, traumi) o psichici, e finisce con l’andare incontro alla patologia.
Visto che i meccanismi di auto-regolazione e di adattamento rappresentano uno dei princìpi della pratica osteopatica, è risultato naturale per gli osteopati introdurre l’utilizzo dell’HRV per misurare l’effetto del loro intervento. Gli studi scientifici che ne sono scaturiti hanno dimostrato che il trattamento osteopatico è in grado di aumentare i valori dell’HRV, e conseguentemente di potenziare i meccanismi di auto-regolazione e di auto-guarigione della persona tanto cari alla tradizione osteopatica. In associazione all’impatto sull’HRV, il trattamento osteopatico sembra essere in grado di migliorare la regolazione di una serie di parametri fisiologici, determinando ad esempio riduzione della frequenza cardiaca, della frequenza respiratoria e della pressione arteriosa a riposo. L’osteopata quindi, attraverso un trattamento manuale sulle strutture corporee “disfunzionali”, è in grado di ripristinarne il corretto funzionamento, facilitando sia a livello locale sia a livello sistemico i meccanismi di adattamento e conseguentemente il mantenimento o il ripristino di uno stato di salute.
L’osteopatia, agendo su questi meccanismi maladattativi, è in grado di intervenire positivamente sui cosiddetti disturbi funzionali, ossia quelle problematiche e quei sintomi che si verificano in assenza di una malattia vera e propria: ne sono un esempio i dolori e le infiammazioni muscolo-scheletriche che si verificano in assenza di patologia/lesione, i disturbi della digestione, problemi di congestione venosa o linfatica, disordini del ciclo mestruale (dismenorrea, amenorrea), otiti, infezioni ricorrenti, alcune forme di mal di testa etc. In queste situazioni, l’intervento osteopatico rappresenta un importante alleato che permette al corpo di reagire efficacemente a queste situazioni disfunzionali, ritrovando il proprio equilibrio fisiologico.
Anche in presenza di patologia conclamata, l’intervento osteopatico permette al paziente di utilizzare dei meccanismi regolatori più efficaci, facilitando la gestione della patologia. L’osteopata in questo caso lavorerà in sinergia con altre figure sanitarie (medico, fisioterapista, logopedista, infermiere) per permettere il raggiungimento del più alto livello di salute possibile.