Lo PSOAS è il muscolo più profondo e forte del nostro corpo ed anche uno dei meno conosciuti. È l’unico muscolo che connette le gambe alla colonna vertebrale permettendoci di stare in piedi, di mantenere l’equilibrio nei movimenti e di camminare. Inoltre, attraversando il nostro tronco, dal diaframma fino al piccolo trocantere (interno coscia), condiziona lo stato di salute di tutto l’organismo ed è per questo che in oriente veniva definito ‘il muscolo dell’anima’ e che oggi per fortuna sempre più attenzione viene dedicata alla sua salute.
Si può dire che lo psoas sia il nostro sostegno primario. Attraverso la sua azione la colonna e il bacino possono essere mantenuti in una corretta posizione reciproca e ciò permette al peso del corpo di essere scaricato efficientemente sulle gambe e quindi alla terra, conferendoci libertà di movimento ed energia.
Quando questo non accade e si perde il corretto allineamento tra le varie parti anatomiche il peso non può essere trasferito al suolo ed insorgono tensioni interne che cercano di ripristinare l’equilibrio mancante ma che vanno poi a sovraccaricare altre parti del corpo, generando dolori che possono sfociare in vere e proprie patologie.
Questo muscolo incredibile nel suo percorso intesse rapporti anatomici con il diaframma, i reni, gli ureteri e i vasi renali, il colon, il cieco e l’appendice. È quindi intuibile come, oltre a essere decisivo per la nostra postura, lo psoas abbia una grande influenza a livello viscerale sull’apparato digerente, urinario e riproduttivo (soprattutto femminile). In pratica non è esagerato affermare che la salute del muscolo psoas sia determinante per la salute e il benessere fisico e mentale dell’intero organismo.
Uno psoas contratto o indebolito porta, non solo a posture scorrette e a una limitata possibilità di movimento, ma soprattutto a una generale mancanza di energia, alla sensazione di non avere un appoggio interno e di non essere quindi ‘pronti’ ad affrontare le sfide della vita.
Inoltre secondo Liz Koch, autrice del libro “The psoas book”, lo psoas avrebbe un legame diretto con la parte più antica del nostro tronco encefalico e del midollo spinale, chiamata cervello rettile, che sarebbe la a sede degli istinti primari dell’essere umano, quali la difesa, la risposta attacco-fuga, l’accoppiamento. Koch ritiene che il nostro veloce ritmo di vita moderno (che funziona sull’adrenalina del sistema nervoso simpatico) cronicamente manda segnali di attivazione allo psoas – rendendolo letteralmente pronto a correre o combattere.
In sintesi lo psoas, a causa di stress e tensioni, riceve il segnale di contrarsi da parte del sistema nervoso. Queste contrazioni reiterate si trasferiscono conseguentemente a tutti gli organi cui è connesso, creano pressione sui nervi, interferiscono con il movimento dei fluidi e soprattutto ostacolano la respirazione diaframmatica.
Se queste contrazioni diventano croniche il muscolo tende ad accorciarsi portando ad una serie di condizioni dolorose, tra cui mal di schiena, dolore sacro-iliaco, sciatica, spondilosi, scoliosi, degenerazione dell’anca, dolore al ginocchio, mestruazioni dolorose, infertilità e problemi digestivi.
COME PRENDERSENE CURA
Lo psoas sarebbe come un organo che rappresenta e canalizza la nostra energia, ci collega alla terra creandoci un sostegno che poi ci permetta di fare fluire questa energia e vitalità nella nostra colonna vertebrale e nella nostra vita. Quando siamo affaticati, tristi, scoraggiati e chiusi lo sarà anche il nostro psoas. Quando invece abbandoniamo tensioni e pensieri, ci dedichiamo a noi stessi e soprattutto troviamo un momento per ascoltarci e respirare possiamo avviare un processo di rigenerazione profonda della nostra energia che ci porterà ad una migliore salute complessiva di tutto il nostro organismo.
Discipline come lo yoga, il pilates, allineamento dinamico e altre tecniche di stretching o postura possono fornirvi strumenti pratici per iniziare a conoscere ed allentare questo muscolo, mentre trattamenti professionali possono aiutarci ad intervenire su situazioni croniche che difficilmente riusciamo a ‘disinnescare’ da soli.
La cosa intrigante del lavoro sullo psoas è che in pratica dobbiamo trovare un modo di dirgli di ‘smettere di contrarsi’. Dobbiamo riuscire ad allentare quelle tensioni continue di cui spesso non siamo nemmeno coscienti, che gli inviano segnali di attivazione. Dobbiamo rilassarci, allentare il controllo, lasciarci andare.
In pratica mentre uno psoas in attivazione corrisponde a una dimensione di ‘pericolo, controllo, attenzione elevata’, uno psoas disponibile e morbido ci porta nella dimensione del gioco, della creatività, della possibilità e apertura. Ne consegue che tutte le attività che ci permettono di rilassarci, esprimerci e divertirci influiranno positivamente sulla salute del nostro psoas. In pratica sulla nostra salute!